Niente trucchi da quattro soldi




Qualunque scuola di scrittura narrativa  assicura di poter mettere chiunque in condizione di confezionare una storia. Scrivere un giallo, oppure un noir o un romanzo storico o psicologico non è più un problema: attrezzati specialisti sono pronti a insegnare fin nei minimi dettagli i segreti del mestiere.
Tuttavia un buon tecnico non è necessariamente un buono scrittore. A me capita di leggere cose stucchevoli scritte da autori che hanno impresso nella loro scrittura un illustre marchio d’origine (parlo, per esempio,  della scuola Holden del barocco Baricco) che istiga a stupire ancor prima che a dire.

Propongo alcune riflessioni di Raimond Carver a proposito di questo argomento (da. “ Il mestiere di scrivere” Ed. Einaudi1997). Si tratta di brani sparsi.


Ogni grande scrittore e anche semplicemente ogni bravo scrittore ricrea il mondo secondo le proprie specificazioni. E’ qualcosa di simile allo stile, quello di cui sto parlando, ma non è solo questione di stile.E’ il tipo di inconfondibile e unica firma che lo scrittore lascia su qualunque cosa scriva. E ne fa il suo mondo e nient’altro … uno scrittore che ha una maniera particolare di guardare le cose e riesce a dare espressione artistica alla sua maniera di guardare le cose, è uno scrittore che durerà per un pezzo.

Una volta ho sentito Geoffrey Wolff dire a un gruppo di aspiranti scrittori: “Niente trucchi da quattro soldi” … io direi : “ Niente trucchi”. Punto e basta. I trucchi non li sopporto. Quando leggo narrativa, al primo segno di trucco o di trovata, non importa se da quattro soldi o elaborata, mi viene istintivo cercare riparo. In definitiva i trucchi sono noiosi e io tendo ad annoiarmi facilmente … La scrittura estremamente elaborata e chic o quella chiaramente stupida mi fanno veramente venir sonno. Gli scrittori non hanno bisogno di ricorrere a trucchetti e trovatine  sta scritto che essi debbano essere sempre più in gamba di tutti. A costo di sembrare sciocco, uno scrittore a volte deve essere capace di rimanere a bocca aperta davanti a qualcosa, qualsiasi cosa – un tramonto o una scarpa vecchia – colpito da uno stuporesemplicemente assoluto.

Bisogna tener presente che in narrativa la vera sperimentazione dovrebbe essere originale, conquistata a fatica e motivo di soddisfazione. Perciò gli scrittori non dovrebbero sforzarsi di imitare il modo di guardare le cose di qualcun altro – ad esempio di Barthelme. Non funzionerebbe. Di Barthelme ce n’è uno solo, e se un altro scrittore cercasse di appropriarsi della particolare sensibilità di Barthelme o della sua tecnica di mise en scene con la scusa dell’innovazione, quello scrittore si impegolerebbe nel caos, nel disastro e, peggio ancora nell’auto-inganno. I veri sperimentatori DEVONO RENDERE TUTTO NUOVO, come consigliava Pound e in questo processo devono scoprire le cose da soli.


(Ho scritto in grassetto alcune parole a mio parere particolarmenterilevanti nella prospettiva della discussione che  potrebbe scaturire dalla lettura del testo)
Gianfranco Chironi

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